domenica 25 marzo 2012

Davvero mi seguirai?

Dovresti cercarmi ancora
come prima del nostro incontro
e tentare di conoscere
quel groviglio di corde e bitume
che spesso sono.
Se l'impressione fosse quella
di aver tirato a lucido ogni cosa
d'aver scalzato lo sporco e il marcio
davvero avremmo un grosso problema
io e te sulle spalle.
Non la smetterò mai
di spolverare la vita
e ributtarla nel macero degli eventi.
Davvero mi seguirai?

venerdì 10 febbraio 2012

Ancora neve...

Nevica, di nuovo. Unica nota positiva: un silenzio di tomba.
La neve segna il confine tra infanzia e età adulta più di ogni altra cosa. Ho scoperto di essere diventata grande proprio in base alla mia reazione rispetto alla neve. Una volta la neve significava stupore, bellezza, l'avrei voluta tutto l'anno, la trovavo splendida. Ora la guardo dalla finestra e penso a chi ha freddo, a chi è in macchina e sta affrontando la bufera sulle strade ghiacciate, ai poveri animaletti in strada che muoiono di freddo e fame.
Non c'è dubbio, non mi piace più molto che venga giù, lo spettacolo è sempre bello da vedere, bello come allora ma ora ci leggo disagio, problemi, difficoltà.
Quel che prima era un'occasione di festa, un'opportunità che spezzava la monotonia invernale ora è una semi-catastrofe.
Non è la neve ad essere cambiata, sono io. Non so nemmeno se mi piaccia questo disincanto. In questi giorni mi sento più vecchia.

lunedì 23 gennaio 2012

Rotaie

Oggi, di ritorno a casa seduta in treno, ascoltavo bella musica nelle cuffie leggendo le pagine fantastiche di Erri De Luca. È stato come risvegliarsi da un sonno profondo, uno di quelli rari capaci di restituire la pace. Ero in uno stato di grazia, come in una bolla sospesa sul sedile, priva perfino della consistenza del mio corpo. È durato un'ora, un momento dilatato di beatitudine, ho ringraziato d'esser viva.
Capita di rado qualcosa del genere, almeno è raro per me. Oggi ho accolto quella sospensione come manna dal cielo, ho creduto d'essere una piuma finalmente rappacificata con i venti. Per poco più di un'ora sono stata immortale, come immersa in un liquido protettivo, una monade non più parte infinitesimale del tutto ma essa stessa un tutto, senza radici, senza cielo, senza peso.
Solo il treno mi regala qualche volta un'occasione e solo in treno sono in grado di riconoscerla.

sabato 14 gennaio 2012

Comunicato stampa

Palazzo dei Capitani

Ascoli Piceno

info
www.paolodigiosia.it info@paolodigiosia.it

www.giuseppesolimando.com picus@giuseppesolimando.com


21 gennaio – 5 febbraio 2012

opening

21 gennaio 2012 ore 18:00


La mostra è aperta tutti i giorni dalle 9:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 19:00.


Ingresso libero


Una mostra per ricordare. Molti ormai sono portati a dimenticare gli orrori di un tempo che sembra lontano, quasi che il solo fatto di non pensare agli eventi passati riesca in qualche modo a cancellarli. Questa è la via fallimentare che possono prendere i colpevoli di quei crimini, gli esecutori materiali e non, i promotori dell’odio.
Al contrario gli innocenti così come le vittime non dovrebbero mai cercare di annientare la memoria, ognuno dovrebbe farsi portavoce di chi purtroppo voce non ha più.

Block 11, uno dei tanti edifici che costituivano il nucleo centrale del campo di Auschwitz. A differenza degli altri, che per la maggior parte erano adibiti ad alloggi per i deportati, aveva una funzione disciplinare, cioè svolgeva il ruolo di prigione del lager, all’interno del quale le persone venivano condotte, torturate e condannate a morte.
Ed è proprio questo blocco quindi, simbolo di morte, a dare il nome alla mostra che viene ospitata nell’elegante Palazzo dei Capitani del Popolo di Ascoli Piceno.
Una mostra difficile nella quale due artisti, molto diversi tra loro, così come potrebbe apparire all’inizio di questo loro percorso insieme, si incontrano per colloquiare silenziosamente e per urlare la stessa disperazione e lo stesso dolore.
Fotografia e pittura, nella loro forma più vera e più pura.
Paolo di Giosia, fotografo e poeta dell’immagine, dopo un attento studio fatto di documentazione e di letture, si è spinto addirittura nei campi in Polonia, con la sua macchinetta analogica e con i suoi rullini di diapositive in bianco e nero ormai quasi introvabili, per realizzare questo non semplice lavoro in collaborazione con il Museo di Auschwitz-Birkenau. Nei suoi scatti, molto lontani dalla fotografia di reportage, nei particolari che caratterizzano la sua arte, è leggibile la sofferenza di migliaia e migliaia di persone e la sua nell’incontrare le voci di esse. Scatti sospesi tra l’assurdo del reale e il rifiuto mentale nel credere che …quelle scarpe, addirittura quei capelli… la dignità… possano essere stati sottratti con tanta ferocia… Oltre alle foto in mostra l’artista presenta il nuovo corto fotografico Untitled A-13166 e l’installazione Salmo da cui il ritmo sincopato del treno si espande avvolgendo l’intera mostra per tutta la sua durata.
Giuseppe Solimando, artista dalle eloquenti pennellate, con questa nuova produzione segna una svolta nella sua ricerca pittorica. Da una pittura dei sogni, incentrata su tradizione, ricordo, favola e invenzione dalla sensibilità teneramente naïf, intraprende un percorso di sofferenza umana che diventa protagonista delle sue opere. Un viaggio visibile allo spettatore attraverso colori stesi sapientemente e un tratto preciso e scrupoloso, ma vissuto dall’artista interiormente e intimamente tramite un’accurata ricerca. Un racconto sofferto dove l’angoscia diventa addirittura palpabile nei disegni a china. Un mucchio di valigie ormai senza famiglia… corpi esanimi… uomini, donne e bambini senza più sorrisi in attesa del buio e avvolti dal filo spinato che li indirizza verso un’unica soluzione finale…

sabato 7 gennaio 2012

Tempo di decisioni

È tempo di decisioni, più o meno serie, più o meno importanti, comunque necessarie. Di solito sono molto veloce a scegliere, talmente tanto che poi lo sono altrettanto per pentirmene. A volte invece la velocità mi salva, mi concede la grazia del lampo e evito di fare assurdità. Stavolta invece la velocità mi manca e sto conoscendo l'indecisione. È terribile, una condanna, la detesto da sempre, la evito da sempre come una malattia. Sembra proprio che mi sia ammalata e mi dà sui nervi, non so affrontare le mie titubanze, i miei "ma". Annego nella crisi, forse è un bene, forse no. Magari tirerò una moneta alla fine, chissà che la sorte anche stavolta mi assista.

mercoledì 4 gennaio 2012

martedì 3 gennaio 2012

Dubbi

Sto andando a dormire e mi è venuto un pensiero, uno di quelli fastidiosi che si insinuano nella testa e vi si radicano senza rimedio, più che altro è una domanda insidiosa: ho 33 anni e questo è un fatto, mi domando come sia possibile alla mia età aver concluso così poco o meglio non avere ancora un posto preciso nel mondo. Questo quesito mi tormenterà per non so quanto ancora, ormai conosco bene come funziona la mia testa, finchè non mi sarò data una risposta qualsiasi il pensiero non mi lascerà in pace. Che brutto rapporto ho con le aspettative, soprattutto le so disattendere benissimo, uno qualunque di quei moderni guru mi parlerebbe di autosabotaggio, la solita stronzata per farti sentire una persona qualunque,una poveretta finché non avrai abbracciato le loro teorie... Perché non posso essere tranquilla e saggia come il mio bel gatto, lui sì che sa vivere, sa stare al mondo come nessun altro, non conosco nessuno che viva meglio di lui. Lo guardo anche adesso e capisco quanto sia piccola e meschina la condizione umana, quanto infinitamente piccola sia io rispetto al mio gatto. E nemmeno mi guarda con pietà, quel suo sguardo ha il sapore del miracolo.